Nella piena fiducia che la formazione culturale continui ad essere un elemento di assoluta importanza pur all’interno di una società “liquida” come la nostra (Bauman, “Modernità liquida” trad. it. 2002), la principale missione che il nostro istituto si propone con la propria azione educativa è quella di sviluppare al pieno quelle competenze che la più moderna riflessione pedagogica considera ormai un prerequisito indispensabile per un organico e consapevole inserimento nella società e nel mondo del lavoro. L’Istituto intende quindi formare giovani cittadini responsabili, rispettosi del prossimo, culturalmente curiosi, capaci di mettere a frutto la propria creatività tramite le competenze progettuali legate al problem solving ed aperti verso le nuove tecnologie. Persone che, oltre alle competenze disciplinari specifiche, possiedano un metodo di lavoro spendibile con profitto in contesti diversi. Persone che comprendano l’importanza di investire continuamente nella propria formazione ed abbiano gli strumenti culturali e metodologici per farlo, con lo scopo di dare il proprio fattivo e consapevole contributo alla società di cui fanno parte.
Prima l’uomo, ovvero: la persona al centro, quella del discente innanzitutto, ma anche quella di ogni attore coinvolto nel mirabile processo educativo. Il che comporta un atteggiamento, da parte di tutti e di ciascuno, che sia sempre solidale (in solido), attento (ad tendo), rispettoso (respicere) del senso del limite: inclusivo di fatto, prima che di nome e sulla carta.
Prima la scuola, ovvero: la consapevolezza alta e responsabilizzante della funzione liberante del sistema educativo pubblico, la democrazia costruita dalla base, l’obiettivo di educare teste ben fatte piuttosto che ben piene (Montaigne), in un tempo di viva complessità, ma anche di ricchezza (Morin).
Il mio “credo pedagogico”: il potere, in ispecie quello educativo, è servizio, responsabilità (respondeo) che chiede dedizione; il concetto di obbligazione fonda il bene comune ancor prima che quello dei diritti (Mazzini, ma anche Simone Weil).